La rottura del monopolio televisivo della RAI fu determinato da una storica sentenza della Corte Costituzionale del 1976 su una vertenza instaurata da Telebiella, piccola televisione via cavo fondata dall’ex regista della Rai Peppo Sacchi.
Sempre a Biella un piccolo mobilificio locale, Aiazzone, iniziò una campagna pubblicitaria per la consegna di mobili di prezzo non elevato, ma senza pretese di qualità “Iva trasporto montaggio inclusi nel prezzo con consegna gratuita in tutta Italia, isole comprese” così come precisava la reclame.
L’azienda biellese aveva 170 dipendenti e un budget pubblicitario di oltre tre miliardi l’anno con un fatturato di circa 30 miliardi di lire. Grazie ai forti investimenti pubblicitari, tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta Aiazzone aveva cercato di creare un network televisivo nazionale acquistando il controllo o la proprietà di piccole emittenti locali che già condizionava come principale sponsor. La corsa al mercato televisivo partì da Biella con l’acquisizione, da parte del suo creatore, della prima televisione privata italiana, Retebiella, arrivando alla creazione di uno dei primi network televisivi italiani, il G.A.T. (Gruppo Aiazzone Televisivo), di cui facevano parte anche Teleradiomilano 2, Tele Jolly e Video Brianza.
La formula pubblicitaria del mobilificio Aiazzone segnò un punto di svolta nella pubblicità italiana.
Mobili accessibili a tutti, magari di qualità non eccelsa, disponibili alla consegna in tutta Italia, isole comprese! Poi sconti, promozioni varie, un servizio clienti efficiente ed un testimonial che entrò prepotentemente nelle case degli italiani. L’invito ossessivamente ripetuto dall’anchorman Guido Angeli era a presentarsi in una delle sedi di Aiazzone a suo nome, per saggiare di persona la qualità del mobilio. “Provare per credere” e il relativo gesto della mano di Angeli simpaticamente definito “Il San Tommaso del truciolato”, oltre che l’espressione “Dite che vi manda Guido Angeli” entrarono nel vocabolario degli italiani.
“Aiazzone, Aiazzone, per i mobili è il massimo!”, “Vieni vieni vieni da Aiazzone, quanti mobili troverai“, “Pagamento in 36 mesi senza cambiali”, “In tutta Italia, isole comprese”, “E al sabato la grande festa Aiazzone”, erano alcuni degli slogan tormentone: sì, perché allora si andava di cambiali, altro che carte di credito o finanziamenti a tasso zero.
Un nuovo modo di comunicare che avrebbe segnato un epoca.
Con la morte del fondatore, Giorgio Aiazzone, in un incidente aereo, l’impresa in breve andò in crisi, e con essa anche la formula da lui inventata.